JONAS, FINE DEL SOGNO

In cielo, da ieri alle 14, c’è un angelo in più: un angelo «nero» come cantava negli anni ’60 Marino Barreto nelle sue poesie-canzoni. Quell’angelo è Jonas , il bambino che la dottoressa Laura Perna aveva accolto, grazie a don Hugo Rios che, per fortuna, si era imbattuto in questo piccolino del quale non sappiamo neppure l’età, forse otto, nove o dieci anni, perché cacciato dalla sua tribù come stregone che portava solo disgrazie, cercava di sfamarsi in un deposito dell’immondizia. Jonas ieri mattina, a Kimbondo, nel suo paese, era uscito dall’ospedale della dottoressa Perna per andare a messa. Aveva cantato insieme ad altre bambini poi, al termine; ha detto di avere voglia di dormire. Ha rifiutato il cibo e si è addormentato. Ma per sempre. Non si è più risvegliato. La notizia è giunta subito a Grosseto dove è stata accolta con disperazione dal professor Barlocco, dalla dottoressa Bargagli, dalla dottoressa Martinuzzi, dal dottor Corsetti, dal dottor Ricciuti,che seguono da sempre la signora Perna, da Marcella e dalle altre volontarie che avevano assistito Jonas al Misericordia. La storia di questo bambino congolese e’ incredibile,Incredibile ma vera, maledettamente vera. Jonas,il nome gli è stato dato dai suoi salvatori perché non si niente della sua famiglia né della tribù nella quale il ragazzino viveva, e dalla quale è stato cacciato dopo la tortura(era stato «anche» evirato) perché considerato uno stregone ovvero; nella cultura africana “l’origine di tutti i mali”a Kimbondo sono curati dalla dottoressa Perna 470 bambini,la maggior parte abbandonati, affetti da tubercolosi e Aids: i ragazzini considerati stregoni, come Jonas,in Congo,sono 30.00 Impossibile pensare di assisterli tutti.Con Jonas si sono vissuti momenti di grande emozione. Con Jonas e con padre Marcel Muyembi,il missionario definito dalla dottoressa Martinuzzi “l’uomo della provvidenza”Doveva vivere in Congo perché da noi sarebbe stato un uccellino fuori dal suo ambiente ecologico, non sarebbe sopravvissuto.Non ce. l’ha fatta neppure tornando nel suo paese dove la dottoressa Perna gli aveva preparato il futuro che l’angioletto nero meritava.