MORTO JONAS, IL PICCOLO EVIRATO DALLO STREGONE

Jonas, il bambino congolese senza un cognome e una famiglia, torturato ed evirato perchè ritenuto uno stregone, portato in Italia i primi di novembre da padre Hugo Rias,e dalla dottoressa Laura Perna, non ce l’ha fatta.E’ morto ieri pomeriggio, alle 14 ora italiana, a Kimbondo, nella sua tenda, nella missione che lo aveva ospitato e curato. Si è sentito male all’improvviso, ha chiesto di riposare,si è addormentato e non ha piu riaperto gli occhi. Era ripartito da Grosseto poco prima di Natale, dopo aver subito un delicato intervento chirurgico, a Padova. La sua storia i grossetani la conoscono bene. Per lui la città si era mobilitata,erano stati aperti due conti correnti per regalare un ecografo all’ospedale missione di Mamma Coco,
l’impagabile Laura Perna. Ieri mattina -ha raccontato padre Hugo agli amici grossetani aveva preso parte alla Messa. Poi verso le 11,30 aveva mangiato, ma appariva svogliato e non aveva appetito. Nulla di insolito, però,o tale da destare allarme.Poi, come gli altri ragazzi ospiti dell’ospedale, Jonas si è sdraiato sul suo lettino e si è addormentato. Lui però non si è svegliato più. E’ morto nel sonno. Ha chiuso, così, in punta di piedi, un’esistenza travagliata, segnata dalla superstizione e dall’ignoranza degli altri,ma anche dal grande amore che questo ragazzo sfortunato aveva saputo conquistarsi in Italia e in particolare a Grosseto. Era arrivato in Maremma ospite di alcuni medici dell’associazione «Un mondo di amici>>, accompagnato da un padre claritiano, su iniziativa della Caritas di Siena. Del suo caso si erano occupate anche <<Le lene»,in un approfondito servizio sulle sevizie inflitte ai bambini in uno dei paesi più arretrati e corrotti del pianeta, l’ex Zaire. A piu’ riprese era transitato dal reparto di pediatria, lasciando un segno in quanti, come chi scrive, aveva avuto modo di giocarci, abbracciarlo. Jonas, come altri trentamila b;unbini africani, era ritenuto, nel suo Paese, posseduto da Belzebù. Per questa ragione lo avevano torturato, bruciato, infine evirato.  L’ospedale di Laura Perna trabocca di ragazzine alle quali. durante i riti propiziatori di magia nera, è stata. tagliata la parte esterna della vagina e di bambini conla pelle coperta da piaghe causate dalle scottature prodotte con ferri o bastoni ardenti Jonas aveva tagli sul collo, bruciature sulle gambe e il pisellino mozzato. E per dargli una vita migliore l associazione grossetana «Un mondo di amici>1 aveva organizzato per lui il viaggio della speranza. Una catena di solidarietà per organizzare e pagare l’intervento a Padova, affidandolo alle mani di una delle più accreditate èquipe del settore. E il delicato intervento di ricostruzione dell’apparato genitale era riuscito. Jonas era tornato a Grosseto, al Misericordia, per affrontare la convalescenza prima di rientrare in Congo. «Restituito alla vita – si disse -dopo essere passato attraverso l’inferno». Purtroppo così non è stato Il  professor. Gabriele Barlocco, primario di pediatria dell’ospedale di Grosseto, dove Jonas e’ rimasto fino al 17 dicembre, ieri quando gli abbiamo telefonato era senza parole. «Sono rimasto profondamente toccato dalla morte di questo ragazzino ~ ci dice – che-ricordo come un bambino bisognoso di affetto, un ragazzo che mi lascia dentro un vuoto che è davvero grandissimo». Sapeva della morte, il professar Barlocco, ma non è in grado.di pronunciarsi su quali possano essere state le possibili cause del decesso. «Certamente -tiene a precisare- quando il ragazzo ha lasciato il nostro ospedale era in buona salute. E l’operazione chirurgica che aveva subito a Padova era andata perfettamente. Direi quindi che difficilmente la causa della improvvisa morte può avere radice in qualche modo in questa sua esperienza italiana Molto probabilmente- si filette in ambienti ospedalieri Jonas ha avuto una crisi di epilessia che, nel sonno, gli è stata fatale. Solo un’ipotesi, sia chiaro, ma al momento sembra quella maggiormente accreditata. Sconvolti coloro che, a Grosseto, tanto avevano fatto per questo ragazzo.«Tocca nel profondo del cuore questa tragica vicenda – ci dice una signora che ha assistito Jonas e preferisce rimanere nell’anonimato e sconvolo. Vorrei poter dire, pero’ che non è l’unica in una realtà come quella congolese, e in una situazione come quella che vive giornalmente l’ospedale a Kimbondo dove opera la dottoressa Perna a Grosseto, e non solo da noi, in questi mesi si è fatto tanto per aiutare i quattrocento bimbi che in quell’ospedale sperduto alla fine del mondo vengono accolti e curati con amore e competenza. Vorrej tanto che quella ” gara di solidarietà continui e non si fermi anche ora che Jonas non c’è più». Un appello che certamente i grossetani non lasceranno cadere nel vuoto. Jonas è un simbolo che non va più dimenticato.